Atti degli Apostoli 4:36 - 5:11 (tratto dalla TILC.: traduzione interconfessionale in lingua corrente)
Ad esempio: un certo Giuseppe, un levita nato a Cipro che gli apostoli chiamavano Bàrnaba (cioè uno che infonde coraggio), aveva un campo, lo vendette e portò i soldi agli apostoli. Un certo Ananìa invece, d’accordo con sua moglie Saffira, vendette un campo ma tenne per sé una parte dei soldi ricavati e agli apostoli consegnò soltanto l’altra parte. Sua moglie sapeva tutto questo ed era pienamente d’accordo. Ma Pietro si accorse del fatto e disse: ‘Ananìa, come mai Satana ha potuto impadronirsi di te? Ti sei trattenuto una parte dei soldi ricavati dalla vendita, ma così facendo tu sei stato bugiardo verso lo Spirito Santo! Prima che tu lo vendessi, il campo era tuo e anche dopo averlo venduto potevi benissimo tenere tutto il denaro per te: lo sai bene. Perché, invece, hai pensato di fare una simile azione? Tu non sei stato bugiardo verso gli uomini, ma verso Dio’. Appena ebbe sentito queste parole, Ananìa cadde a terra morto. E tutti quelli che vennero a conoscenza di questo fatto furono presi da grande paura. Poi, alcuni giovani avvolsero in un lenzuolo il corpo di Ananìa e lo portarono via per seppellirlo. Circa tre ore dopo arrivò anche la moglie di Ananìa. Essa non sapeva quel che era appena accaduto. Pietro le chiese: - Dimmi, Saffira, il vostro campo l’avete venduto proprio a questo prezzo? Essa rispose: - Sì, a questo prezzo! Allora Pietro le disse: - Perché vi siete messi d’accordo, tutti e due, di sfidare lo Spirito del Signore? Ecco, stanno tornando quelli che hanno seppellito il corpo di tuo marito: ora essi porteranno via anche te. In quello stesso momento Saffira cadde a terra davanti a Pietro e mori. Quando i giovani entrarono la trovarono morta; allora la portarono via per seppellirla accanto al corpo di suo marito. Tutta la chiesa e quelli che vennero a conoscenza di questo fatto furono presi da grande paura.”
Una lettura davvero illuminante di uno dei libri del nuovo testamento meno conosciuti: gli Atti degli Apostoli.
Cosa c’entra questo passo con noi e questa nostra lectio?
Parte della risposta risiede in queste parole di Annie Besant, Gran Sacerdotessa della Teosofia:
“Ogni guerra concorre ad uno scopo definito, e quando una nazione assale un’altra e la sottomette, questa conquista è utile sia ai vincitori che ai vinti… Tutte queste guerre e queste conquiste, queste lotte fra nazioni, fra razze, fanno parte del Grande Piano […]. Occorre perciò convincerci che ovunque ci siano conflitti, sono diretti da Manu; che ovunque vi siano discordie, la mano potente del Signore degli Uomini prepara l’avvenire”.
Chi è Manu? Personaggio mitico indiano identificato di volta in volta come Grande Savio, Sommo Legislatore, Re, Signore del Mondo.
Probabilmente dentro di voi starete dicendo che proprio così adeguate, queste parole, non sembrano con gli Atti degli Apostoli (che già hanno poco senso con l’argomento della lectio). Allora, prendiamo in esame le parole di Alfred Nossing, uno dei teorici del sionismo, presenti in Giudaismo Integrale in cui scrive:
“La comunità ebraica è più di un popolo nel senso moderno politico della parola. Essa è la depositaria di una missione storicamente mondiale, direi anche cosmica, che i suoi fondatori le hanno affidato, Noè ed Abramo, Giacobbe e Mosé… La concezione primordiale dei nostri avi è stata di fondare non una tribù, ma un ordine mondiale destinato a guidare l’umanità nel suo sviluppo […]. Ecco il vero, l’unico senso della scelta degli Ebrei quale popolo eletto […] Gesta naturae per Judaeos, […] ecco la formula della nostra storia […]. Ordine spirituale destinato a guidare lo sviluppo dell’umanità […]. Il socialismo e il mosaismo non sono per nulla programmi opposti. Fra le idee fondamentali delle due dottrine c’è, al contrario, concordanza sorprendente […]. Il mosaismo è il socialismo sbarazzato dalle utopie e dal terrore del comunismo, così come dall’ascesi cristiana. Il movimento socialista moderno è per la massima parte opera degli Ebrei. Furono gli ebrei a imprimergli l’impronta del loro pensiero. Il socialismo mondiale attuale forma il primo stadio del compimento del mosaismo, l’esordio della realizzazione della condizione futura del mondo annunciata dai nostri profeti”.
Ora cerchiamo di tracciare una linea tra queste due affermazioni.
Da una parte abbiamo una Gran Sacerdotessa Teosofica che ci dice che tutto è in mano ad un’entità, definita Signore dell’Uomo. E tutti sappiamo che la Teosofia della Blavatsky era prettamente di derivazione cabalistica. Dall’altra abbiamo il teorico del sionismo, di derivazione talmudica cabalistica, che ci dice che un popolo ha il compito di condurre l’intera umanità ad uno stadio di evoluzione superiore, il cui apice è la realizzazione del sistema governativo di Mosè. Spero non ci sia bisogno di ribadire di quale popolo si stia parlando.
Mosè aveva un unico referente sopra di lui, giusto? Più chiaro ora il collegamento?
A questo punto, se si mettono assieme le due posizioni enunciate, si può cominciare a intravedere perché quanto descritto negli Atti degli Apostoli, a proposito di Pietro, centri con la questione dell’Uno e dell’autodeterminazione.
I versetti degli Atti, che introducono questa lectio, sono inseriti in un contesto ben specifico e che qui riportiamo. Dagli Atti degli Apostoli Ver: 4:32-35 (tratti dalla TILC):
“La comunità dei credenti viveva unanime e concorde, e quelli che possedevano qualcosa non lo consideravano come proprio, ma mettevano insieme tutto quello che avevano. Gli *apostoli annunziavano con convinzione e con forza che il Signore Gesù era risuscitato. Dio li sosteneva con la sua grazia. Tra i credenti nessuno mancava del necessario, perché quelli che possedevano campi o case li vendevano, e i soldi ricavati li mettevano a disposizione di tutti: li consegnavano agli apostoli e poi venivano distribuiti a ciascuno secondo le sue necessità.”
Se avete un po’ di malizia, vi sarete pure accorti che gli Atti fanno un lavoro di manipolazione incredibile. Questi tre versetti, che si collocano prima di quelli all’inizio di questo nostro trattato, parlano di una vita della comunità all’insegna dell’unanimità e della concordia. Ma la fine dei versetti introduttivi di questo nostro studio è questa: “Tutta la chiesa e quelli che vennero a conoscenza di questo fatto furono presi da grande paura”. Insomma, un’emozione poco conciliate con l’unanimità e la concordia, ma molto più in linea con la coercizione.
Eppure, i concetti di comunità unanime e concorde sono gli stessi sottostanti all’idea di Uno, no?
Ecco perché è così importate questo passo degli Atti, perché ci permette di comprendere il grande inganno veicolato sotto il nome di New Age, di misticismo, di meditazione, propinati in ogni dove e in ogni salsa. Di investigare quel concetto di Uno, da più parti inneggiato come salvifico e verità assoluta, che permetterà all’Uomo di evolvere e per questo portato alla ribalda da guru, articoli e numerosi libri, tipo il “Palpito dell’Uno”.
Leggendo le regole che Mosè diede al suo popolo, dopo essere stato istruito da un’Entità, erano esattamente della stessa natura messa in atto nei versetti degli Atti: la comunità, prima di tutto, così chi fa parte della comunità è “felice”! Rileggete semplicemente i 10 comandamenti con astrazione e ci troverete dentro esattamente quanto questo concetto e quanto descritto negli Atti. Gesù li aveva sintetizzati così:
“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.
Scusate, scusate… ma questo concetto degli Atti: nessuno possedeva nulla e tutti erano “felici”; non è uno slogan familiare? Forse questo: “non possiedo nulla, non ho privacy e la vita non è mai stata migliore” (da Forbs che parla di un’iniziativa del WEF.: https://www.forbes.com/sites/worldeconomicforum/2016/11/10/shopping-i-cant-really-remember-what-that-is-or-how-differently-well-live-in-2030/).
Perdonatemi la digressione, anche se proprio così digressione non è!
Tornando agli Atti e alle parole di Gesù, è chiaro come i comandamenti mosaici possano essere sintetizzati, come questa sintesi possa portare a quanto Pietro ha saputo imporre al sistema Chiesa che presiedeva e che poi è stato ben esportato al resto delle società, facendo – forse – quello che a qualcuno interessava facesse.
Sia ben chiaro, come più volte ribadito nelle mie lectio precedenti, ciò che qui si cerca di portare alla vostra attenzione non è fatto per distruggere le vostre convinzioni, ma per farvi riflettere in merito ad una visione pericolosa sottostante a certe idee perpetrate da decenni nella cultura popolare, soprattutto quando queste hanno specifici scopi nascosti da quantità di belle parole.
Nessuno vuol distruggere una corrente di pensiero politica, o religiosa, o sociale, o spirituale a favore di un’altra, ma mi preme portare la vostra attenzione a ciò che ci sta sotto queste correnti che promettono felicità e prosperità a tutti.
Per comprendere ancora più a fondo quanto si vuol dire, si legga questo comento di Aryeh Kaplan allo Sefer Yetzirah:
“[…] Comunque, esiste un aspetto della Creazione antecedente alle Sefirot, una fase in cui le proto-Sefirot esistevano come semplici punti non interagenti. Nel linguaggio dei kabbalisti questo stadio è noto come l’Universo del Caos (Tohu), nel quale i Vasi, vale a dire le proto-Sefirot, non potevano né interagire né dare l’uno all’altro. Poiché non potevano emulare Dio nell’atto del dare, erano incompleti, e pertanto non contenevano la Luce Divina. Non potendo adempiere al loro scopo, furono sopraffatti dalla Luce e “frammentati”, un evento noto come Rottura dei Vasi. I frammenti rotti di questi Vasi caddero al livello spirituale inferiore e in seguito divennero la fonte di tutto il male. Per questa ragione si dice che il Caos (Tohu) è la radice del male. Dopo la Rottura, i Vasi furono di nuovo rettificati e ricostruiti nelle Personificazioni (Partzufim). Ciascuno di questi Partzufim è composto da 613 parti, corrispondenti alle 613 parti del corpo e ai 613 comandamenti della Torah. Questi Partzufim erano capaci di interagire a vicenda. Cosa più importante, attraverso la Torah, potevano anche interagire con l’uomo. In questa fase le Sefirot divennero donatori oltre che riceventi. Così rettificati, i Vasi (o Sefirot) divennero adatti a ricevere la Luce di Dio. Nella terminologia kabbalistica, questo stadio viene chiamato l’Universo della Rettificazione (Tikkun). I kabbalisti insegnano che le lettere del Tetragrammaton YHV appartengono solo all’Universo della Rettificazione. Nell’Universo del Caos (Tohu) il Nome divino era composto dalle lettere AMSh (le tre lettere madri ebraiche: e sono Alef (א) aria, Mem (מ) acqua e Shin (ש) fuoco).
Quando una persona accede ai misteri, deve seguire la sequenza della Creazione. Prima entra nell’Universo del Caos (Tohu), dove la sua mente viene riempita di immagini confuse transitorie. Se percepisce le Sefirot, esse si presentano «come lampi, corrono e ritornano», e vengono percepite come immagini disconnesse, tra le quali non si può vedere alcuna relazione. Questo è lo stato di coscienza ottenuto attraverso le tre lettere AMSh.
In seguito, l’iniziato può accedere all’Universo della Rettificazione, in cui le Sefirot sono connesse e assumono la forma dei Partzufim. Ciascun Partzuf ha una forma simile a quella umana, correlata molto strettamente al Golem concettuale. La creazione di questo Golem-Partzuf mentale si realizza attraverso le lettere del Nome YHVH combinate con altre lettere. Questo è il Nome associato all’Universo della Rettificazione, nel quale è necessario combinare tutte le Sefirot per formare «un corpo solo». Si diventa altresì consapevoli delle linee che connettono le Sefirot, incluse nei Trentadue Sentieri di Sapienza. Per questo motivo, nel parlare dei Trentadue, il Sefer Yetzirah utilizza i nomi YH YHVH.
Le tre lettere Madri, AMSh, compitano la parola ebraica Emesh che significa “ieri notte” (vedere lectio Father BRSHT) e si trova nel versetto: «Hai dormito la scorsa notte (Emesh) con mio padre» (Genesi 19:34). La parola Emesh denota anche un buio profondo e impenetrabile, come nel versetto: «Buio (Emesh), abbandono e desolazione» (Giobbe 30:3). Si tratta del buio nero inchiostro che esisteva, prima della Creazione, nell’Universo del Caos, “ieri notte”, prima dell’esistenza delle Sefirot.
Esistono prove del fatto che la parola Emesh era utilizzata come nome mistico di Dio. Così, Labano disse a Giacobbe: «Il Dio dei tuoi padri ieri notte (Emesh) mi ha detto» (Genesi 31:29). Questo versetto si potrebbe leggere: “Il dio dei tuoi padri, Emesh, mi ha detto”. In modo simile, Giacobbe disse: «Ed Emesh emise il verdetto» (Genesi 31:43).
Secondo alcune fonti autorevoli, le lettere Alef Mem Shin nascondono anche un mistero più profondo, vale a dire Alef Vav Yud. Un altro elemento del mistero delle lettere AMSh è il fatto che rappresentano la riconciliazione degli opposti. Logicamente, non esiste alcun modo in cui gli opposti si possano riconciliare. Pertanto, queste lettere rappresentano un mistero che non può essere sondato dalla logica. Un commentatore afferma che le lettere AMSh contengono il mistero tramite il quale si può camminare sul fuoco. La ragione di questa osservazione potrebbe essere nel fatto che queste lettere hanno il potere di riconciliare gli opposti. È possibile che Rav Zeira si servì di questa tecnica per impedire che i suoi piedi si bruciassero nel fuoco, come riferito nel Talmud”.
In questo fantastico commento di Rav. Kaplan, al Libro della Formazione, c’è intrinseco un problema enorme: il Caos è superiore all’Ordine proveniente da YH YHVH. Inoltre, come ci ricorda il Rav., l’iniziato deve dapprima entrare nell’Universo del Tohu, che è - per mezzo delle sue stesse parole - lo stato di coscienza ottenuto attraverso le tre lettere AMSh. E lo stesso Rav., poi, ci fa sapere che un altro elemento del mistero delle lettere AMSh è il fatto che rappresentano la riconciliazione degli opposti. Quindi dapprima, l’iniziato, deve entrare a contatto con Abraxas, il primo non duale. Eccole le parole della Gran Sacerdotessa Besant, la quale parla di Manu, un’entità prima di tutte le entità. Una sorta di androgeno primordiale da cui tutto discende. Un androgeno che cosa è se non un essere in cui convivono gli opposti? Allora il punto è come può un iniziato accedere direttamente al mondo del Tohu per ripercorrere la creazione? Essendo esso nell’Universo Rettificato, quindi nella dualità, come può penetrare un Universo superiore?
Lo specifica sempre Rav. Kaplan in queste parole:
“[…] si realizza attraverso le lettere del Nome YHVH combinate con altre lettere. Questo è il Nome associato all’Universo della Rettificazione, nel quale è necessario combinare tutte le Sefirot per formare «un corpo solo»”.
Bisogna dapprima diventare un corpo solo! Un UNO! In altre parole, bisogna ripercorrere a ritroso la creazione! Come ben sappiamo attraverso il processo del misticismo della merkavah.
Ed ecco spiegate le parole del sionista Nossing, il quale indica chiaramente come fare a ottenere ciò: attraverso l’imposizione del mosaismo che è ben esposto dagli stessi Atti degli Apostoli, con il comportamento di Pietro: l’individuo perde la sua individualità, per diventare parte indistinta di un collettività in cui la direzione è appannaggio di pochi; di coloro che hanno le potenzialità di aggregare le Sephiroth, quindi formare un unico corpo, accedendo così all’Universo del Tohu dove poter dar forma al nuovo. In altre parole, si ricompongono i vasi rotti, i cui cocci sono caduti nei livelli inferiori dell’esistenza (fino al Regno), attraverso l’unione delle anime in Malkuth, al fine di ottenere quell’energia unificata necessaria per ascendere nei “palazzi celesti”, la dove le tre lettere madri sono presenti.
Il pericolo, di questo potentissimo percorso di evoluzione spirituale collettivo, è l’intento sottostante. Quanto descritto da Rav. Kaplan mostra il luogo da cui discendono gli Universi. Il primo non duale, da cui discende ogni realtà possibile. Un’energia in cui gli opposti (mem l’acqua e shin il fuoco) danno origine all’indefinito (aleph l’aria). La cosa divertente è che, nei prontuari teurgici, queste tre lettere sono scritte su sfondo viola, vi dice nulla?
Accedere lì significa poter distruggere-creare ogni realtà. È il luogo dell’”Essere in potenza”, come direbbe Aristotele. Non ha caso in Qoelet 3:10 c’è scritto:
“Egli ha stabilito l’universo nel loro cuore, affinché l’uomo non possa scoprire l’opera che Dio ha fatto, dal principio alla fine”.
Che significa che ci è stato dato un limite, così da evitare di poter accedere a quel poter in modo semplice. Il punto è che non c’è solo l’ascesa individuale, irta, che porta il proprio coccio alla consapevolezza, esiste anche la possibilità di ricomporre i cocci rotti dei vasi caduti (il: “un solo corpo”) attraverso una spontanea partecipazione collettiva e così ottenerne il potere per ascendere per delega! E questa via, anche se apparentemente più complicata di quella individuale, è fattibilmente più semplice.
A questo punto vi dovrebbe essere chiaro il titolo di questa lectio. Dovrebbe esservi chiaro anche perché dell’uso dei versetti degli Atti, del perché menzionare una Gran Sacerdotessa Teosofica e un filosofo sionista.
Il percorrere questa strada di riunire i cocci dei vasi, attraverso l’adesione inconsapevole consensuale alla causa da parte dell’Umanità, è il proponimento dell’idea dell’Uno in modalità illusoria. In altri termini, far credere che l’Uno sia la via da percorrere, così che ogni Uomo abbandoni la propria individualità a favore della collettività, dando così vita al mosaismo sionista, che gioverà a chi ne ha la consapevolezza, mentre sarà la fine di chi la strada l’ha percorsa solo perché convinto/a di accedere ad un mondo felice. Pietro docet! Ne Anania, né la moglie Saffira, hanno potuto godere di una parte della propria individualità in questa via. L’autodeterminazione è diventata un’illusione nell’esperienza della collettività indifferenziata Apostolica di Pietro. L’Uno diviene, così, mezzo di sudditanza dopo essere stato miraggio di indipendenza interiore.
Capire quale sia lo scopo di un’educazione spirituale, sociale, ecc. - ben espresso dai due personaggi di rilievo della Teosofia e del sionismo - può far consapevolizzare sull’uso meschino di alcuni concetti che i mistici ci hanno trasmesso. Inoltre, questo processo prevede solo la salita, quindi solo l’uso dell’energia fallica, la tipica piramide rivolta verso l’alto, così da accedere alla dimensione caotica primaria e portarne in Malkuth il potere creativo-distruttivo, attraverso la concentrazione nella punta dell’energia collettiva.
Un percorso che porterà inevitabilmente all’annichilimento della base a favore solo del vertice, che potrà in questo modo accedere all’Universo del Tohu e portare definitiva Abraxas nel Regno, permettendogli di banchettare spargendo quel potere caotico di cui è padrone. Ma qual è il vantaggio che ciò potrebbe far ottenere? Avere la possibilità di portare ordine dal caos, come dice lo Sepher Yetzirah. Ordine che sarà a misura di chi ha messo in atto tale processo. In altre parole, creare Universi!
In questo modo l’autodeterminazione volta a migliorare la spiritualità, attraverso il desiderio di unirsi all’Uno, diventa veicolo di morte per lo stesso soggetto.
Questa è la mia ultima lectio da Gran Maestro di questo ordine. Mi auguro, dopo un anno e mezzo di mia guida, che siate riusciti a scorgere il grande problema della Teurgia, della New Age, della Spiritualità, ecc. vendute come panacea di tutti i mali, più per attrare che come reale Via salvifica. Questo non significa che la Teurgia, la Magia, il Misticismo, ecc… siano sbagliati, ma che bisogna essere davvero consapevoli delle realtà sottostanti per averne il massimo beneficio, evitando sonore fregature.
Infine, spero che la futura guida abbia l’ardire di proseguire su questa via, quella di entrare sotto la pelle delle tradizioni e comprenderne i pericoli che queste possono portare con sé. La consapevolezza è l’unica arma che un iniziato, o non, ha per difendersi dalle insidie del caos.
Fraternità e LVX Sorelle e Fratelli carissimi. Adeptus Exemptus Frater SRH
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